Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/367

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334 ooccir d’inchiostro su di un innocente ominallo — tu, birbone ! — e, per smaltire la rabbia, lo là cozzare con un compaesano di lui. Tich.... tach — tutti e due si scavèzzan la testa. Non fosse inai succeduto ! Ne viene, a coda, la filatera delle vendette: s. fura il pollame, rùbansi le giovenche, si abbàttono i pini. Ve’ ! un generale conquasso, una fricassèa !...

Un’ora dopo, la mamma : — Pòvero zio ! — esclama. Raccoglie lo scatolone, vi accomoda i biscottini. Balocchi. — No, no — disse mio nonno, un dopo-pran/o a tavola, dindonando e la testa e il fiocco del berrettino — le tue ragioni saranno della chiavetta, pure.... non m’èntrano. Voglio concèdèrti che, tanto o quanto, si tocchi innanzi, ma nego, s tra nego che il tuo progresso sia universale Di più — in certi casi — voi, affinando, guastate. — Oh ! nonno — fec’io con rimpròvero. — No, no — ripetè egli, al doppio imputato — non mi persuadete, voi. In certi casi, dico, il mondo va proprio alla gàmhera. — Guarda, a mò d’esempio, i giuochi del nostro Bertino, que’ giuochi che tu gli regali ogni giorno : sono — l’ammetto — mollo più lavorati, molto j)iù eleganti di quelli che io, a miei bei tempi, tentavo di rompere, ma, con tua pace, non sono che giuochi bastardi. 11 vero, il tradizionale, il robusto balocco — il balocco ereditario che i