Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/373

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340 GOCCIE D’INCNIOSTRO Ma per tornare alle nostre bottiglie, pazienza la gioventù ! quelli che forse addoloravano al doppio il pòvero vecchio, èrano certi uòmini fatti — e per fortuna, quasi disfatti — clic ini so io. Canzona e ridi, oHenderài molto meno di chi concede il chiesto compatimento ; chiesto sempre, desiderato mai. Accordo, deputalo Tizio, che il scéglierne una dal ventaglio di carte che ti presenta un bosso- lottajo è affare non tanto serio quant’uno di quelli arruffianati alle Càmere, tuttavìa era proprio superfluo, eleggendola, quel fare di degnazione regia, e inutilissimi poi quei risetti e quelli « auf » a dritta e a sinistra, come a dire : n’è? io che sono quello che sono, fare quello che faccio ! E questo valga per tè, cavaliere Cajo. Senza che li raspassi la gola a tossire così da sgarbato, quando il vecchio in berlina disse : ecco un gioco di chimica — già si sapeva che tu ne eri e professore e insieme pedante. Chi d’altra parte ti accerta, che non ci sia qualcuno — per esempio, un certo Gorini — che possa anche lui tossire alle tue lezioni ? Quanto a me, amici miei, ne ero nausealo: avessi già aperto il borsello, scappavo. Pur finalmente, l’aprìi. Il vecchio prestigiatore compì il suo giro col piatto : raccolse dalle quaranta alle cinquanta lire. Per i suoi giuochi era molto; per la umiliazione, poco.