Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/382

Da Wikisource.

Te fioretta Tesoretta. Chi più giojello da scalolino? chi più inviziala di Tesoro Ha ? Era venula al mondo, proprio in una veglia, sopra un vassojo di chicche. Allorché il musino di lei, vero sorbello di fragole e crema, apparve, ognuno sorrise, ognuno si offerse a dondolare la culla. E sua mammina — che gioja ! Tultociò che un amore, con zeppo di vcntilire il turcasso, può comperare, fu. Tesorelta ebbe camìcie della più fina batista, ebbe scialli di trine, calzetluc- cie di seia, e come Tesoretla, al dire del mèdico era un arboscello da serra, la s’inviluppò in tanlo armellino, in lauta màrtora, da farle rèndere aria di un nettapenne. Poi — oh aveste veduto il suo nido ! — Prepunì alo di slolfa, con un tappeto che acconsentiva come la polpa di una gamboccia, con un odore di muschio da disgradarne la carta da lèttere di una elegante damina, esso inscatolava e una pìccola nanna di raso celeste e oro, imbonita con piume di cigno, e sedie che si ri- baltàvan soffiando, e poltrone che avrèbber pollilo requiare lo stesso mio cugino Guidella ; di più, sugli stipi, sulle cantoniere, una folla di nìnnoli, curiosi, gentili — grottesche figurine di avorio, organetti che gariglionàvano, noci con entro mille ferruzzi per le pipite, e tiri a quattro d’argento e bastimentucci di filigrana e galantuòmini giapponesi dalla testa pelata — che salutavano continuamente. E in mezzo a tutti questi balocchi, il graziosissimo di Tesorelta. Che vita lieta, la sua !