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Panche di scuola 47


— E’ non è a capo, — osservò.

E i vostri parenti non lo sono forse? — ribattè il direttore con un grosso sorriso — a capo della famiglia, eh? — e, come se avesse fatto uno stupendo trovato, ne gongolò tutto.

Nessuno proprio rideva.

— Ma che progressi, le lingue! Ora le si piegano ad ogni qualunque bizzarrissima idèa, riescono ad esprimere i nostri più astrusi concetti.... Se, fortunatamente, non capitassero di tanto in tanto delle brave persone a rattenerle per le sottane.... già.... perchè ogni troppo è troppo.... Dio sa, a lasciarle còrrere a che diàvolo giungerèbbero! E a dire, mièi cari figliuoli, che l’uomo, il linguacciuto, lo sballone di adesso, non imbroccava, una volta, una sola parola; che, per comunicare altrùi i suòi più importanti pensieri, dovèa valersi di segni, di grugniti, di suoni imitativi?... Teltel (pioggia) balbettàvano gli antidiluviani con un sistema assài sèmplice, gnamgnam (cibo) da cui deriva il nostro magnare, zaf (sputo) oml (inghiottire). E poi.... senza andare fino in Mesopotamia.... poniamo che, da noi, quando, non essendovi ancora nè azoto nè ossìgeno, si usava dormire la notte fra i rami o sotto gli àlberi.... poniamo si rompesse il collo.... una mela. Cadendo, essa, naturalmente, levava un rumore.... quale? — qui egli appoggiò allo scrittojo un tale gran pugno da darne un balzo al signor maestro di terza ed al poverino — pu.... um. Ed ecco, quelli del luogo, chiamare così il frutto staccatosi; ecco, in sèguito, modificandosi, ingentilèndosi la loro lingua, procèderne dritto dritto il nostro vocàbolo: pomo.

— Ma, e se fosse caduta una pera? — fec’io, senza soggezione, il dubbio.

Proverbio si sconcertò un istante. Nessuno