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Vestiamoci dell’abitudine del benefìcio 17

rèbbero il furto, l’omicidio, la frode e tutta l’altra triste famiglia, e noi avremmo a modelli, tali di cui la pietà mi trattiene dal ripètere i nomi. Io vi giuro, i malvagi non prosperàrono mai. Nè dite già un prosperare il loro esterno benèssere. Non ogni lutto si porta al cappello. Lì perluce menzogna. Bèvono essi il piacere, ma in càlici attossicali.... E che mai giova il sereno del cielo, quando l’ànimo è buio?

Aprite dùnque gli occhi, o infelici, e osate èssere buoni; siàtelo a quelli che amate e tutti dovete amare. Che il benefico entri nel vostro tenore di vita come l’àbito e il cibo. Non compassione, soccorso. Bene gènera bene, come spiga spiga. Giovani, che vi dite spossati innanzi al cammino, che, mai illusi, vi lamentate delle disillusioni, carità non ne soffre, carità ingagliarda; uòmini, che, pur desiando, temete la fredda, diffìcile e quèrula età, beneficate, e il sàngue non mai cesserà d’esultarvi; vecchi, che temete la morte, fate di poter evocare il ricordo del bene sparso da voi e avrete pace anche al di quà della tomba. Nè vi òccupi troppo il pensiero di una vita avvenire. Badate a cotesta. Pochi giri di ruota sono gli anni concessi a ciascuno; ma le partite si aggiùstano qui. Tenete fede in un Dio? felici voi! un’illusione di più; pur lo adorate nel pròssimo vostro. E tu, che, nella universale perfidia, non vedi cui affidare i tuoi sudati risparmi, o che, incontentàbile a dividendi e interessi, stai irresoluto fra mille rimbombanti promesse d’impossìbili lucri, o, se possìbili, ini-

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