Pagina:Opere complete di Galileo Galilei XV.djvu/126

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108 avvertimento.

contraddice a quanto universalmente era creduto sulla fede del Viviani, il quale così si esprime nella Vita del suo maestro: «Questa fatica gli fu domandata più volte con grandissima istanza da amico suo mentre era in Pisa (lo che vorrebbe dire tra il 1589 e il 1592), e credo fosse il signor Jacopo Mazzoni1, al quale finalmente la diede, ma poi non potè mai recuperarla». Or qui cade il Viviani in un errore manifesto, perchè riferendo quella perdila agli anni sopraddetti, verrebbe a stabilire che Galileo avesse scritte le sue Considerazioni intorno la Gerusalemme vivente l’autore (il quale, come è noto, mancò di vita il 25 aprile del 1595), mentre, per tacere d’ogn’altra prova in contrario, basti allegare quelle parole là verso il fine, dove facendo considerazione sulla Stanza 26 del Canto XIX, Galileo dice: segno evidentissimo del poco gusto di poesia, che è forza che avesse il Tasso; modo che non avrebbe mai potuto usare parlando di persona viva. Ad escluderò poi l’altra induzione del Viviani, che la persona nelle cui mani si perdesse quel lavoro fosse il Mazzoni, interviene una nuova testimonianza, che è una lettera, (in qui sconosciuta, dello stesso Galileo, la quale il chiarissimo signor professore Filippo Corridi ha di recente rintracciata in un fascio di carte da lui anticamente acquistate, e la quale egli ci ha cortesemente esibita in originale, e rilasciatocene copia. Questa lettera del di 5 novembre 1639 a Francesco Rinuccini, il quale appunto lo richiedeva del suo parere intorno al merito comparativo dei due poeti, incomincia così: «Averei potuto dodici o quindici anni fa dare a V. S. assai maggior soddisfazione di quella che potrò in questi giorni futuri, atteso che in quei tempi avevo il Poema del

  1. Per ragione del Mazzoni abbiamo detto di sopra il tempo indicato dal Viviani comprendersi tra il 1589 e il 1592, perchè quelli son gli anni nei quali Galileo si trovò in Pisa collega di esso Mazzoni; il quale essendo mancato di vita nel 1598, la frase del Viviani non potrebbe applicarsi agli anni che succedettero al ritorno di Galileo da Padova in Toscana, che ebbe luogo nel 1610.