Pagina:Opere complete di Galileo Galilei XV.djvu/281

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tezza di stile e di sentenze qua e là da diverse scienze sparse in esso quasi tanti splendori ne’ lucidi sereni del cielo, io avrò posto loro avanti agli occhi, e quasi in paragone, ancor la felicità del Tasso nell’imitare ovvero emulare i valenti scrittori ne’ luoghi ch’a lui è venuto bene di sciegliere, e la varia lezione, ov’esso dimostra d’aver la bellezza del suo intelletto impiegata; il che ho ancora fatto più volentieri, perciocchè io so il medesimo essere stato in altri poeti mostrato per loda loro, e particolarmente nell’Ariosto da molti, ed in Virgilio da Eustazio e da Furio Albino presso Macrobio; se bene non m’argomento io già d’aver tutti i luoghi notati, non solo perciocchè n’ho alcuni a bello studio sfuggiti per accorciar la lunghezza ai mio ragionare, ma perchè può esser molto bene che anco molti ne sieno fuggiti dall’avvedimento mio, sendo io distratto in molti fastidj, che per cagione delle giurisdizioni mie (de’ Feudi miei), com’ella sa, da molto tempo in qua fan la mia vita angosciosa, ed essendo rivolto con l’intelletto a quella sorte di studj e di libri, la quale non che s’adordini a queste lettere piacevoli, ond’io ne possa tuttavia rinfrescar la memoria, ma di mente mi toglie quel tanto o quanto n’è stato da me veduto ed in altri tempi apparato. Io nondimeno sol di tanto m’appagherò, contentandomi d’aver altrui per avventura col mio esempio eccitato, e data a divedere, almeno con questo piccolo esterno segnale, la mia grande interna divozione verso il valor del Tasso, e servito anche in parte a V. S., a compiacimento della quale principalmente, nelle ore ardenti di questa stagione a più faticose e più severe speculazioni togliendola, ho in questa guisa ragionato, ciò richiedendo da me le nobilissime qualità sue, e quella osservanza ch’ella molta sua virtù debbo. E col fine di questa a V. S. bacio le mani e me le raccomando in grazia.

Da Cesena, a dì 24 Luglio 1581.