Pagina:Opere complete di Galileo Galilei XV.djvu/307

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avvertimento. 289

E in quanto ai primi, non corroborati da altra autorità che dell’essere stati rinvenuti, di mano del Viviani, fra le carte dell’abate Panzanini suo nipote1, siaci permesso di crederli, anziché di Galileo, fattura del suo figliuolo Vincenzo, che di siffatte rime compose interi volumi.

Quanto poi ai Sonetti e ai Madrigali pubblicati dal Sig. Corazzini dietro la semplice indicazione del nome secco secco di Galileo che hanno in testa in un Codice miscellaneo della Magliabechiana; oltre che tutto in essi, argomento, concetti, lingua e stile, esclude a parer nostro persino il dubbio che possano esser suoi, anche emendati di quegli errori che sono incorsi nella stampa2, e si richiegga molto minor sagacia per rifiutarli di quella che già fosse mestieri al Giordani per giudicare aprocrifa la famosa lettera al Renieri3, tanto che la descrizione del Codice stesso nel quale son contenuti si termina colla seguente avvertenza, che sembra essere passata inavvertita dall’editore: Non so se siano di sua composizione; oltre tutte queste cose, diciamo, portan seco un testimonio, che solo poteva bastare a metterlo in diffidenza; ed è un altro Madrigale, che pur sotto il nome di Galileo tien dietro nel Codice agli altri quattro, e che il Sig. Corazzini ha pretermesso; il qual dichiara come sul picciol Reno fosse il teatro degli amori ivi cantati, e lascia facilmente imaginare quella essere fattura di un umil rimatore bolognese, il quale non pensò certo d’avere un giorno a ricevere così superbo battesimo.

Le quali cose dove fossero state avvertite dal giovine editore, non può dubitarsi ch’egli sarebe andato più ritenuto nelle sue affermazioni, e non avrebbe, in causa di questi poveri versi,

  1. Ecco le parole del Salvini: «Io ho veduto tre suoi Sonetti (di Galileo) scritti di mano del Viviani appresso il nominato suo nipote (il Panzanini), i quali essendo parto di sì gran mente, mi concederà la gloria il benigno Lettore, ch’io gli esponga il primo alla pubblica luce».
  2. Come, a cagion d’esempio, elle invece di ella nel secondo verso della prima terzina del primo Sonetto, onde il susseguente errore per quella rima sbagliata; e voi invece di via nel quarto verso della seconda quartina del secondo Sonetto.
  3. Vedasi il Tomo VII della presente edizione a pag. 40.

Galileo Galilei. — T. XV.