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146 Le Odi di Orazio

XXIV.


        Tesori intatti gli Arabi
Pari non abbiano a’ tuoi, non l’India
        Ricca; il Tirreno e il pubblico
4Mar tutto ingombrino l’ampie tue fabbriche;

        Se figge gli adamantei
Chiodi il fato empio ne’ sommi vertici,
        Non da timor puoi scioglierti,
8Non dalle insidie di morte esimerti.

        Meglio i campestri Scizj,
Che i tetti nomadi traggon su’ plaustri,
        Meglio i Geti aspri vivono,
12Cui senza termine campagne libere

        Le biade e i frutti porgono;
Nè più che d’annua coltura ei piaccionsi;
        E quando lascian l’opere,
16Altri con simile sorte succedono.