Pagina:Opere di Niccolò Machiavelli VI.djvu/18

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ma e nella midolla della storia, giunto a discuoprire le vere cagioni dell’antica sua prosperità, e della sua moderna rovina, le aperse agli occhi della sua patria, ed azzardò una rivoluzione ed una riforma, che avrebbe potuto con una nuova creazione modellarla su quella de’ Fabj, e de’ Catoni. Questo generoso tentativo, non conosciuto dal volgo, e mascherato con atri colori dalle passioni che esso andava ad urtare, guadagnò al Machiavelli, invece della stima e della riconoscenza universale che si meritava, un odio e un aversione, in cui non si saprebbe dire, se spicchi meglio la cecità o la malizia degli uomini. Checchè però fia di ciò, e dell’influenza delle sue vedute sul sistema politico dell’Italia, egli sarà sempre riguardato come il padre, o il ristoratore almeno della savia politica. Finchè vi saranno uomini che intendano la scienza del governo, vi saranno ammiratori del Machiavelli, che negli scritti di lui cercheranno il sistema più sicuro e più ragionato di politica, e nelle sue intenzioni le mire più vaste, più generose, e più patriottiche. In questo giustissimo punto di vista lo ha considerato il moderno dotto traduttore Francese de’ Discorsi sopra Tito Livio, dietro a una serie di uomini intelligenti, continovata da’ tempi dell’Autore fino a’ dì nostri. I rapidi progressi, che a colpo d’occhio si vedono fare nelle profonde ed utili cognizioni, ci fanno prevedere che non passerà molto tempo, che qualunque vorrà passare per persona culta, si vergognerà di non conoscere a fondo gli scritti del Machiavelli, come arrossiìrebbe adesso chi non avesse notizia di Polibio, di Senofonte, di Tacito.