Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/125

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LIBRO PRIMO 105

quanto mai paravasi loro innanzi, l’imperatore, diceva, indotto da sì forti motivi persuase ai Nobati di abbandonare la terra natale promettendone loro di migliore presso del Nilo; ei sperava liberare così dai guasti la campagna vicina ad Oasis e indurre que’ barbari a prendere le difese della regione, come di cosa propria, contro le scorrerie de’ Blemj. I Nobati di buon grado accettarono l’offerta, e vennero a popolare le rive del Nilo a breve spazio dalla città di Elefantina. Diocleziano accordò pure ad entrambi un annuo sussidio in danaro acciò guardassersi dall’apportar danni ai Romani; ma eglino, avvegnachè ricevano ancora tale regalia, non astengonsi punto dal predare la regione, essendo in realtà connaturale a tutta la barbarica gente il rifiutarsi ad ogni maniera d’obbedienza se non che dal timore costretti d’una guarnigione pronta sempre a gastigarne le ribalderie.

X. Diocleziano edificò parimente un castello in altra delle isole del Nilo vicino ad Elefantina, inalzandovi un tempio ed altari comuni ai Romani ed ai barbari, e ne commise i sacri riti a sacerdoti d’ambe le genti, nella speranza che la partecipazione delle cose divine dovesse insieme legarli con inviolabile e santa amicizia, ed in memoria di ciò pose al luogo il nome di File1.

    rilegato Giovenale (secondo il suo Scoliaste) per avere dato del calvo Nerone all’imperatore Domiziano, ed ebbe i natali il famoso grammatico Apione contro cui Flavio scrisse due libri. Intorno a questa città V. parimente Erodoto, La Talia, o sia lib. iii, e le note del suo traduttore Mustoxidi.

  1. La comunanza de’ tempj fu conosciuta sino dalle età più