Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/143

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LIBRO PRIMO 123


II. Allorchè adunque il pretore della plebe in Bizanzio scortava al supplizio parecchi de’ ribelli fu sorpreso da gente delle costoro fazioni, e costretto a cederle i condannati. Andarono poscia i sediziosi a rompere le porte delle prigioni, ed uccisi gli uffiziali della giustizia e le guardie, ne ritrassero non solo i complici della rivolta, ma ancora gli altri rei di qualsiasi delitto.

III. I cittadini spogli d’ogni passione ripararono sul vicin continente al vedere la patria tutta in fiamme, come avesservi appiccato fuoco i nemici; e di esse furono ben tosto preda il tempio di S. Sofia1, il bagno di Zeussipo, una parte della reggia, quella intendo che dal suo vestibulo conduceva all’ara di Marte, il lungo portico per andare al palazzo di Costantino, molti altri nobili abituri, e quantità immensa d’oro e d’argento. Giustiniano, l’imperatrice sua moglie ed alcuni senatori non partironsi dalla reggia. I sediziosi presero in quel frangente la parola Vinci per contrassegno, rimasa quindi alla fazion loro.

IV. Di quel tempo Giovanni cappadoce era prefetto del pretorio2, e Triboniano di Pamfilia paredro di Giustiniano, magistrato detto in Roma questore, e

  1. Questa chiesa fu poco dopo riedificata dall’imperatore Giustiniano con tale magnificenza da riempir di maraviglia chiunque prenda a considerarne la minuta descrizione lasciataci dal Nostro nel lib. i, degli Edifizj, a cui precede nella presente edizione della Collana degli Storici Greci ec. il suo prospetto del lato occidentale.
  2. O, con altri termini, capitan generale del palazzo di Giustiniano.