Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/173

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LIBRO SECONDO 151

to; or mentre così mal concio proseguiva a correre, Artabano, figliuolo dell’arsacide Giovanni, fattoglisi vicino il trafisse a morte col giavellotto, fine immeritevolissimo di tanto coraggio e di tanta gloria nelle armi; oltre di che le belle forme del suo corpo disdegnavano ogni comparazione, ed il suo ingegno mettevalo a livello dei più sperimentati capitani1. Havvi eziandio chi crede la uccisione di lui opera non d’Artabano, ma d’un fantaccino armeno detto Salomone.

V. Giustiniano avuta di ciò notizia commise a Buzez gli affari dell’Armenia, e questi arrivato presso de’ nemici mandò loro invitandoli a spedire personaggi illustri per trattare seco, e promettendo che s’interporrebbe mediatore all’uopo di riappattumarli col suo monarca. Molti degli Armeni però sprezzaronne le offerte. e dichiararonsi ben lontani dal prestar fede alle sue parole; tuttavia Giovanni, padre di Artabano2 ed amicissimo di Buzez, credendole veritiere andò col suocero Bassace e con altri pochi da lui: ma giunti nel luogo destinato a pernottarvi e a dare principio la dimane alle conferenze col duce romano, e vedendo nemici da ogni lato a sè d’intorno, Bassace esortò vivamente il genero a campar dalle insidie, ma non riuscitovi prese in compagnia dei pochi la fuga, retrocedendo pel gia cal-

  1. Teofane scrive di questo duce: che «l’imperatore creò supremo comandante dell’esercito dell’Armenia Sitta, uomo bellicoso e valorosissimo, e gli diede in moglie Comitona, sorella di Teodora Augusta».
  2. Artabanis frater ha per errore il volgarizzamento latino dato in luce da Beato Renano. Basilea, 1531.