Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/351

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LIBRO PRIMO 323

la monarchia, non seppe comportarne la tardanza, e principiò vivente ancora Ilderico a voler assaporare gli onori ed i trattamenti reali, ad accusarlo presso de’ Vandali come pigro ed inetto, ad attribuire alla costui imperizia la vittoria contro di loro ottenuta dagli Africani, e per cumulo v’aggiugneva ch’ e’ cercasse tradirli a Giustiniano con tutto il reame, al qual uopo unicamente mirava l’ambascerìa fatta a Bizanzio; sì nere menzogne dì leggieri credute procacciarongli la corona. Scoppiata pertanto la ribellione Gilimero salì in trono, e Ilderico, nel settimo anno della sua monarchia, ed Amer, ed Evagene1 furono imprigionati.

III. Allorché Giustiniano, asceso frattanto all’imperio, ebbe notizia dell’avvenuto, spedì al barbaro ambasciadori con una lettera in questi termini: « Fai, o Gilimero, azione empia e indegna del testamento di Gizerico tenendo in carcere il tuo legittimo re, a cui di corto potrai tu per diritto succedere; così operando, a prevenirne il tempo, offendi le leggi, e converti il nome di regno in quello di tirannide. Accorda all’infelice adunque il possesso almeno d’una immagine della sovranità finch’ei vive, portati come è dicevole a un re, e come prescrivono gli ordini dell’avo tuo rispetto alla successione del trono, acciocché il posseduto ora ingiustamente siati poscia di giùstizia ritornato: persuadendoti di ciò meglio provve-

  1. Evageo secondo altri testi e così pure lesse il traduttore francese Cousin.