Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/388

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364 GUERRE VANDALICHE

assai utile a questa guerra. Spento il capo furono e di leggieri messe in rotta le truppe, e la costoro fuga scombuiò pur quelle che alla spicciolata, in frotte vo’ dire di venti o trenta individui, traevano da Cartagine al borgo, le quali dalla perturbazione de’ fuggenti immaginando il numero de’ Romani maggiore di quello in realtà era, voltarono di lancio le spalle. Giovanni profittò della vittoria per condurre immediatamente le sue truppe alle porte della capitale, e nel trascorrere questi settanta stadi non meno di due mila nemici, se dobbiamo prestar fede alle congetture, furono morti dalle armi loro.

III. Poco dopo arrivò pur egli Gibamondo con due mila guerrieri nel campo del sale, che trovi a stadj quaranta da Decimo, alla tua mancina tenendo la via di Cartagine, ed affatto spoglio di alberi e di abitatori, non aveodovi che sale deposto dalle acque; e quivi appiccata mischia cogli Unni, tutti perirono come prendo a narrare: Tra Massageti eravi tal capitano di poca truppa, di animo però e di corpo eccellente, il quale apparteneva ad una famiglia ricchissima di onori e premi riportati nelle unniche imprese, e co’ molti privilegi avente pure il diritto che alcuno de’ suoi fosse ognora il primo a cominciar la battaglia. Quando pertanto le due schiere stettersi ordinate di fronte egli spronò il cavallo contro de’ Vandali senza patirne danno, sia che questi sbalordissero per tanto coraggio, sia che paventassero agguati; ma io avviso piuttosto ch’e’, novissimi della costoro tattica e sapendoli gente inespugnabile, venissero in quel punto dalla tema del grave pericolo