Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/430

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406 GUERRE VANDALICHE

popolatissima, lontana da Cartagine trenta giorni di sollecito cammino, e volta a ponente sulla via di Gadi. Fece inoltre partire un secondo Giovanni, sua lancia a cavallo, per lo stretto Gaditano, coll’incarico di guardare la rocca nomata Settense presso una delle Colonne d’Ercole. Il comando poi della spedizione per le isole all’entrata dell’Oceano, e nomate dagli abitatori Ebuso, Maiorica e Minorica, ebbelo Apolliciario1, il quale passato giovinetto ancora dall’Italia nell’Africa aveva ottenuto da Ilderico e favore e generosissimi doni; ed allorchè questi fu privo del trono e chiuso in un carcere dal fratello Gilimero2, il riconoscente donzello venne di suo volere con pochi Africani ad implorargli mercè dall’imperator Giustiniano. Destinato in processo di tempo a dividere cogli altri i pericoli della guerra contro i Vandali, mostrossi più che tutti prode ognora, ma in ispecie nella giornata di Tricamaro, ed in premio ebbene il comando supremo delle truppe colà spedite. Riceverono parimente soccorsi nell’epoca stessa Pudenzio e Tatimut, ridotti in Tripoli bene alle strette dai Maurusii.

II. Belisario in fine mandò truppe alla volta della Si-

    nanzi al porto. Fra Cesarea e Trito v’è un porto grande, che chiamano Sarda (o piuttosto Salda, distante da Cesarea dugento ventun mila passi)» (Strab, lib. xvii, trad. del B.). Dopo la morte di Iuba Claudio vi mandò una colonia, il perché leggesi in Antonino Caesarea colonia. Il suo presente nome è, secondo D’Anville, Vacur.

  1. Apollinare secondo altri testi.
  2. V. lib. i, cap. 9 di queste Guerre.