Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/433

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LIBRO SECONDO 409

dere l’imperiale sentenza». Tale riscrissero i Goti, e Belisario, informatone pienamente l’imperatore, stettesi tranquillo, non volendo intraprendere nulla senza prima esplorare la mente di lui.


C A P O VI.
Gilimero indarno assalito da Faras sul monte Papua. — Vita dei Vandali discrepante da quella de’ Maurusiì. — Lettere di Faras e di Gilimero.

I. Faras in questo mezzo stanco dei penosissimi disagi dell’assedio, e sperando che i Maurusii non la terrebbero dai Vandali, esortato ch’ebbe le truppe a calcare sue orme, cimentossi con ardir sommo per l’erta del monte: i Maurusii però con forti grida oppongonsi al temerario salir di costoro su per quelle scoscese ed inaccessibili greppe. Ferve allora la pugna, e il duce romano insiste e pone tutto in opera per isbaragliare il nemico; ma da sezzo perduti cento dieci de’suoi vedesi costretto a dar volta ed a riprendere l’abbandonato campo; nè più venutogli il ghiribizzo di nuovi assalti mette ogni sua cura nell’eseguire diligentemente gli ordini avuti, sperando che la fame indurrebbe gli assediati a deporre le armi. Gilimero poi, i figliuoli di suo fratello, e gli altri tutti del reale corteo ebbero a durar colà su tali miserie che indarno uom prenderebbe a descrivere.

II. Non v’ha gente che io mi sappia da raffrontarsi ai Vandali nella delicatezza, i Maurusii per lo contrario