Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/474

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450 GUERRE VANDALICHE

dimane le truppe, i ribelli moltissimi di numero ponevano ogni loro fiducia in esso, ed i nostri beffavanli siccome gente inesperta il più della guerra (non dandosi luogo negli ammutinamenti a scelta, ma concorrendovi ogni ceto di persone); Belisario però bramoso di rinfrancarne maggiormente gli animi diceva loro:

III. « Contro ogni nostra speranza e desiderio, o commilitoni, piegarono su queste terre le cose a danno dell’imperatore e de’ Romani, il perchè siamo costretti ad intraprendere una guerra in cui la stessa vittoria ne costerà molte lagrime, dovendo far bersaglio delle armi chi è a noi di parentado congiunto e sotto il medesimo cielo cresciuto. Rimembrici però a conforto di tanto male ch’esso non ebbe affatto da noi causa o principio, obbligati a ricorrervi unicamente per non soggiacere a più lunghi timori: quando al contrario nemmeno i prosperi eventi saranno di ristoro al nemico, imperciocchè riterremmo indarno fuor d’ogni molestia, sopravvivendo ai marziali perigli, chi reo di violata amicizia ed affinità pigliò ad offendere insidiosamente un suo carissimo, verragli in iscambio colla vita protratto il meritato gastigo, riposto negli incessanti rimorsi della propria coscienza. Che poi questi contro di noi schierati in campo sieno a giusto titolo considerati nemici e barbari, e se pur vuoi meritevoli di nome peggiore, ne fa testimonianza l’Africa dai loro saccheggi consunta, e la moltitudine de’ Romani caduti vittime, per serbare fede al nostro imperatore, de’ loro tradimenti. Egli è