Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/485

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LIBRO SECONDO 461

se dapprima spedito per differente via una schiera d’armati ad impossessarsene; questa rinvenutili senza presidio v'entrò, e così fu decisa la sorte di quella giornata. Arrivatovi quindi tutto il romano esercito abbandonossi al saccheggio senza timore del nemico, e senza porgere orecchio alle ammonizioni del proprio capitano, il quale, paventando qualche nuova sorpresa, dal limitare di essi vanamente esortavali con voce altissima alla obbedienza ed alla cautela. I Maurusii allorchè videro le armi imperiali vincitrici si posero anch’eglino a seguire le peste de’ ribelli ed a raccorre la preda nel campo. Stoza poi forte sperando nel costoro soccorso al mirarsi perdente spronò di lancio a quella volta per averne aiuto, ma risaputone il tradimento precipitò la sua fuga in compagnia di cento Vandali appena: tornato quindi a raccozzare molta truppa fece un'ultima pruova delle sue armi, e toccata una sconfitta eguale alla prima, se non maggiore, videsi pur ora abbandonato da tutti, corsi essendo i rimasi in vita a prestare obbedienza al duce romano. Scortato adunque da sole poche guardie ritirossi nella regione de' Mauritani, e fermatavi sua dimora impalmò la figlia d’un comandante loro: in questa guisa ebbe termine l'ammutinamento de’soldati.