Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/188

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178 GUERRE GOTTICHE

di là. I barbari intanto pel sotterraneo sentiero pervenuti nel mezzo dell’abitato, dove appunto riscontravatasi cert’antica uscita vicino allo stesso palazzo, diedero in un artefatto ostacolo, di guisa che non v’era modo né di proceder oltre, né di salir suso; e questo provvedimento con saggio consiglio fu ordinato da Belisario al principiar dell’assedio, come io scrivea nell’antecedente libro. Queglino adunque cavatavi una pietra stabiliscono di retrocedere, e tornati da Vitige gliela mostrano coll’esatta riferta del luogo ov’essa giacea; e il re consulta coi principali de’ Gotti intorno alle ordite insidie. Il dì vegnente caduto di nuovo il discorso tra le guardie della porta Pinciana sul sospetto del lupo e giuntane la voce all’orecchio del condottiero, questi vi ferma la sua attenzione, e tosto comanda che i più coraggiosi guerrieri dell’esercito con Diogene sua lancia interninsi nell’acquidotto per eseguirvi prontamente diligentissime ricerche. In effetto costoro tratto tratto rincontrano per quella sotterranea via le gocciolature delle lucerne, le smoccolature delle fiaccole nemiche, e fin anche il luogo donde i Gotti aveano svelta la pietra; dopo di che fannosi indietro. Il duce, com’ebbe udito la riferta, guernì l’acquidotto di valenti guerrieri, ma gli altri, avutone qualche indizio, ritrassersi dalla sventata impresa.

II. I barbari quindi risolverono di assalire apertamente le mura, e scelta l’ora del pranzo dirigonsi verso la porta Pinciana all’imprevista degli assediati, e muniti di scale e fuoco, tutti ricolmi di speranza che piglierebbono al primo attacco la città, non avendovi