Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/358

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348 GUERRE GOTTICHE

all’antedetto paliscalmo rovesciandolo prontamente sul baluardo nemico. L’ordine ebbe pronta esecuzione, ed al cadere di quello tutta l’indicata torre andò in fiamme giuntandovi insiememente la vita le sue guardie nel numero forse di dugento. Fu vittima dello incendio lo stesso lor duce Osda, valentissimo sopra ogni altro Gotto nell’arte guerresca. I Romani di poi cominciarono con animo intrepido a vie più trar d’arco in coloro che dai campi eran venuti ad aiutare i suoi, e questi impauriti dalla strage cui soggiaceano diedersi a precipitosa fuga, unicamente attendendo alla propria salvezza. Gli imperiali eran per occupare il ponte, ed apprestavansi appena rottolo, a calcare la via di Roma liberi da ogni impedimento, quando la fortuna disertolli, e la frodolente malizia di non so qual invidioso demone venne a turbarne il buon successo come prendo a narrare.

III. Mentre si adoperavano gli eserciti una voce dannosissima pe’ Romani surse in Porto, divolgandovisi che Belisario avea riportato vittoria, tolto la catena, morto la guardia, e conseguito tutto il più da me poc’anzi esposto. A simigliante nuova Isacco non potendo rattemperarsi, bramoso di partecipare a tanta gloria, ed infedele osservatore degli ordini avuti corre all’ostiense piaggia dei fiume, e levativi cento cavalieri di quelli ivi alle stanze muove a combattere il corpo dei barbari presieduto da Ruderico prodissimo guerriero, e coll’inaspettato assalimento molti ferì ed intra’ molti lo stesso duce. Laonde i rimanenti abbandonate di colta lor tende retrocedettero vuoi perchè opinassero maggiore il