Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/481

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LIBRO QUARTO 471

mai sempre la preferenza a questa parte in sì ardua impresa. I primi edificatori della città posero quasi tutte le fondamenta delle mura sopra una rupe valendosi a sostenerle, per breve intervallo, d’un terrapieno, ed appunto laddove la città volge all’Occaso aveavi siffatto muro non molto largo, ed afforzato nei fianchi da scoglio ben resistente al ferro. Ivi adunque tanto Dagisteo in prima quanto Bessa da poi diedero mano al lavoro, compassata innanzi tutto e stabilita entro idonei termini la estensione dello scavamento, vietando la natura del luogo di sopravanzare i fissati limiti. Sciolto l’assedio i Persiani a fine di ripararne le rovine sostituirono al primo tenore di fabbricazione il seguente. Riempiuto di ghiaia il vuoto fatto dai nemici aveanvi soprapposte grosse travi piallate colla maggior diligenza e commesse insieme per modo che le superficie loro formassero larghissimo piano; su questa base quindi, ritenuta validissima, innalzaronvi forte muro, ed i Romani per nulla sapevoli dell’operato estimavano scavarne le fondamenta. Coll’essersi poi sottratta grande copia di terra messa a sostegno delle travi da me testè rammentate n’ebbe danno il soprastante lavoro, e caddene parte, ma nel cader suo non alterò l’ordine delle pietre, discendendo tutto intiero perpendicolarmente, come se a bello studio con idonei artifizj fossevi calato, e vi si arrestò ritto in piedi con solo discapito della pristina sua elevazione; è uopo dire pertanto che il legname non più sorretto dalla ghiaia sprofondasse con tutta la sostenuta mole, senza fornire al nemico più agevole messo di penetrare là entro. Imperciocchè