Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/253

Da Wikisource.

aveva saputo attirarsi l'attenzione nè col tradimento nè colla resistenza, ripiombava nell'oscurità e nella miseria con tutta la famiglia. Ma la sua era meno l'amarezza di una grande ambizione delusa che l'umiliazione di un gran disastro borghese. Le necessità della vita quotidiana sopratutto lo esasperavano, togliendogli di meditare un qualunque espediente per uscire di quella povertà, ora che il cardinale Giovanni diventato Leone X spiegava un fasto, che doveva poi restar celebre nella storia. Tutti correvano a Roma, venturieri, letterati, artisti, intriganti di ogni risma e capacità. Il nuovo papa, politicante come tutti i Medici quantunque troppo inferiore a Giulio II, tramestava moltissimi disegni. Una folla di segretari lo circondava; i letterati arrivavano a sciami. Il Macchiavelli che sentiva di non esserlo non osò muoversi, giacchè in Vaticano fra il Bembo e il Sadoleto sarebbe parso un ignorante. Si limitò quindi ad insistere presso il Vettori, legato a Roma, perchè gli ottenesse la grazia di un qualsiasi impiego dai Medici.

Ma a ciò faceva ostacolo sopratutto l'ultima congiura del Boscoli e del Capponi, infelicemente troppo simile a quella dell'Olgiati in Milano e nella quale il Macchiavelli era stato compromesso. Non già che egli avesse congiurato; il suo animo non era da tanto, ma come fautore del Governo