Pagina:Oriani - Vortice, Bari, Laterza, 1917.djvu/106

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con tutte le loro forze. Ciò è falso: un ferito, un moribondo non possono cantare; sì, altro che cantare in quel momento!

— Ma in teatro...

— Che c’entra? In teatro si deve rappresentare la verità. Il finale del Rigoletto è bello, lo concedo anch’io, ma la donna trapassata da un colpo di spada come potrebbe cantare? Sono convenzionalismi, che hanno fatto il loro tempo: io dico che la musica deve rispettare le situazioni drammatiche, e non pretendere di far cantare in condizioni impossibili. C’è l’orchestra appositamente: perchè il maestro non la fa cantare invece del tenore o della donna? Sì! il duetto della barella nella Forza del Destino! Don Alvaro ferito a morte, che urla come un dannato! Tiriamo via. Io credo che non solo un moribondo o un ferito, ma nemmeno un condannato a morte, proprio all’ultimo momento, lo si possa far cantare. Che cosa ne pensi tu, Romani?

— Mi pare che hai ragione.

— Perchè? Si sono visti tanti condannati salire il patibolo indifferentemente, — disse un altro.

— Indifferentemente! Metti loro una mano sul cuore... Ti sentiresti tu di cantare nei loro panni? — ripetè ostinandosi in questa, che a lui pareva una grande idea novella in arte.

Ma la conversazione deviò ancora.

Mentre il passeggio della gente cresceva pel largo del Duomo e sotto i portici, gli avventori del caffè si diradavano. Le donne sfilavano vestite a colori