Pagina:Oriani - Vortice, Bari, Laterza, 1917.djvu/18

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casetta. Tutti dovevano dormirvi. Lassù, a l’ultima finestra di sinistra, un filo di luce passava per gli scuri; era la camera del vecchio prete, un mansionario quasi ottantenne, il quale non viveva più che della paura di morire, e la notte teneva sempre acceso un lumicino alla Madonna sopra il comò, perchè le tenebre lo spaventavano e tremava di spirarvi improvvisamente. Voleva la luce, anche di notte.

— La vedrò ancora per così poco! — aveva detto un giorno a lui con quell’accento impressionante dei vecchi.

— Ecco uno che non deve aver pensieri! — egli si disse in quel momento, invidiando la necessaria calma di quella vita già conchiusa.

L’aria dell’andito gli pesò sul respiro. Aveva acceso un secondo cerino, salì le scale col suo ordinario passo accelerato, come non ricordandosi più di nulla, trovò dietro la porta dell’appartamento la candela sulla vecchia cassapanca; ma invece di andare per la cucina nella camera della moglie, infilò la saletta da pranzo, dopo la quale teneva in una specie di gabinetto il proprio studiolo. Con una segreta, quasi inconsapevole soddisfazione aveva riconosciuto tutto a posto nella saletta; sulla tavola ancora coperta della tovaglia macchiata di vino rosso, non era disposto che il suo coperto con dinanzi due altri piatti: nell’uno c’era un mezzo pollo arrosto colla testa, perchè in famiglia sapevano che questo era il suo boccone preferito, nell’altro un mezzo formaggio fresco, molle, uno dei pochi capolavori dell’industria paesana; poi l’insalata nella solita barchetta di porcellana bianca, e alcuni finocchi sopra il piattello dal piede di filograna rossastra.