Pagina:Oriani - Vortice, Bari, Laterza, 1917.djvu/41

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potendo ancora giudicarla migliore che quella di tanti.

Non vi era giustizia in tutto ciò; perchè tanta disparità di trattamento?... E Giovannone? pensò a denti stretti per la collera, ricordandosi uno dei più tristi farabutti della città, appaltatore, negoziante, baro, fallito, quasi ridicolo per i troppi incendi dolosi, e che nullameno aveva ammassato un duecentomila lire, era socio del club, della barcaccia, membro nella società delle corse, e avrebbe potuto essere magari consigliere comunale, volendo.

Se come tanti, i quali falliscono con un bel gruzzolo in tasca, avesse avuto nel portafogli molte migliaia di lire, sarebbe fuggito subito a Genova e di là in America, scrivendo poi alla moglie di venirlo a raggiungere. In paese avrebbero parlato qualche giorno di lui, Caterina avrebbe pianto, piuttosto per la sorpresa che per la vergogna, e si sarebbe imbarcata anche lei senza volergli meno bene di prima. Quella cambiale falsa non significava nulla moralmente, ma era stato come a lasciarsi prendere un dito nell’ingranaggio della ruota: nessuno vi salva più, si è presi, battuti, masticati da tutta la macchina, irremissibilmente. In America avrebbe mutato vita, e forse fatto fortuna per conseguenza di quella medesima cambiale falsa. Non lo aveva visto egli stesso mille volte? Non lo si vedrebbe anche nell’avvenire?

Ma senza danaro era impossibile salvarsi.

Adesso comprendeva lo spasimo feroce dei poveri alla vista dei ricchi, quegl’impeti fulminei di vendetta, che accendono gli sguardi e storcono le labbra. Perchè non era egli ricco? Perchè altri lo era? L’eterna, oscura domanda aveva dentro il suo cervello un rintocco lugubre di campana nella notte. Milioni