Pagina:Oriani - Vortice, Bari, Laterza, 1917.djvu/58

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successore, con quella inconsapevole spudoratezza, davanti alla quale si resta quasi perplessi di aver torto; egli si esasperò, pianse, discese alle minaccie, e finì col lasciarsi vincere dalla prima carezza. Non pertanto gliene restava in fondo al cuore il rancore. Sciaguratamente l’altro era facoltoso, un uomo quasi sulla cinquantina, celibe, vissuto sempre allegramente, che, nell’apprendere la cosa, rise. Quindi una gelosia di vanità avvelenò quell’amore nato da un capriccio e cresciuto fra le immondizie della vita e della scena. Egli avrebbe voluto essere ricco per trarla da tale compagnia di saltimbanchi, tenendola tutta per sè in una qualche casa solitaria; e forse così sarebbe guarito; ma quella lotta senza alcun orgoglio morale, interrotta da transazioni ignobili, dopo le quali si sentiva più male di prima, lo degradava anche ai propri occhi.

Alla terza gita gli toccò di passare tutta la notte per Cesena, perchè Camilla cenava in casa di quel signore con alcuni artisti della compagnia; quindi capì che dovevano ridere di lui e della sua ridicola passione col cinismo proprio di tale gente, quando trova nel vino l’ultima falsa gaiezza.

— Come avrei dovuto fare? — fu tutta la risposta di Camilla nell’incontro successivo.

L’altro aveva una voglia pazza di batterla.

Improvvisamente ella cangiò: si era fatta malinconica, non discorreva più!

Era vestita elegantemente con un abito di lanetta crema, un cappellino piatto sulla testa, le scarpette gialle, le calze nere; il suo viso illuminato dalla fiamma dei grandi occhi grigi, fissi in uno sguardo indefinibile, diventava di una certa signorilità.

Egli stesso fu sorpreso da un nuovo sentimento.