Pagina:Oriani - Vortice, Bari, Laterza, 1917.djvu/65

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laggiù in quella maledetta Arena, — ella rispose impazientita.

Si salutarono freddi.

Egli era stupito di sentirsi malcontento, col cuore vuoto e una spossatezza, nella quale gli ritornavano indefinibili paure.

Ripartì col treno di mezzogiorno: tre ore dopo Camilla fuggiva col secondo tenore della compagnia, senza lasciare il proprio indirizzo.

Era ancora a tavola, col mento sulla palma della mano e gli occhi nel vuoto.

Altre circostanze di quella sua relazione con lei gli ripassarono nella memoria senza interessarlo: ci aveva pensato già troppo, facendosi indarno tutti i rimproveri possibili: poi, a che pentirsi? Tanto la situazione non cangiava. Aveva amato davvero? Era stata una passione quella? Adesso non lo comprendeva più bene, ma sentiva che, rivedendo quella ragazza, non avrebbe provato nulla, nemmeno una sensazione di sdegno, come dinanzi alla causa di tutta la propria sventura.

La necessità di andare a letto lo riprese: la candela stava per finire, forse fra due ore Anastasia si alzerebbe, poichè quella mattina era domenica.

In tutta la sua vita non gli era ancora capitato di pensare tanto; oramai non ne era più capace, e la mente gli si distraeva in futili particolari, che avrebbero dovuto far stupire lui stesso in tale momento.