Pagina:Oriani - Vortice, Bari, Laterza, 1917.djvu/71

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nato per una cloaca; le acque non passavano più, ogni rumore era cessato, ed egli rimaneva immobile, coricato nella melma. Era dunque morto? Il suo pensiero solo viveva, perchè il pensiero non può morire, ma i suoi occhi spalancati non potevano muoversi nemmeno dentro le orbite. Non vedeva nulla. Allora un terrore senza nome gli coperse l’anima: era quella l’eternità assegnatagli? Una cloaca senza sfondo, nella quale tutto si arrestava separatamente, per sempre, nel silenzio di un’ombra vuota.

Fece uno sforzo delirante per gridare, ma la melma gli aveva otturato la bocca, e un lombrico vi si moveva pigramente.

Dalla fessura della finestra filtrava un lume più chiaro.

Spaventato, si volse dall’altro lato per dormire ancora, sentendosi tutto mollo di un sudore freddo.

— Mio Dio, mio Dio! — mormorò.

Le campane del Duomo suonavano lietamente nel mattino, la gente passava a frotte per la strada, le voci salivano, mentre il fragore sordo dei carri imprimeva ancora alle case gli stessi scuotimenti che nella notte. Così mezzo assonnato, cogli spaventi di quell’ultimo sogno si vedeva dinanzi la faccia dello strozzino diventato uno di quei grossi ragni, quasi rotondi, dalla pelle zebrata, che tessono la propria rete verticalmente dinanzi alle finestre delle cantine, e vi rimangono immobili nel centro aspettando le mosche. Lo strozzino aveva adesso un ventre enorme, lucido, con una testina nera e due occhietti ardenti, che lo fissavano senza stancarsi.