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E i boschi, che, solidali con noi,
stormiscono al vento,
raccontano che di lagrime è intrecciato
persino il nostro vecchio Olt...

Abbiamo un sogno non avverato ancora
figlio delle nostre sofferenze,
dal dolore di non averlo visto avverarsi
son morti i nostri avi e i nostri padri...
Da tempi dimenticati, remoti,
gemendo sotto grave giogo
la vanità di questo sogno
bagniamo di lagrime.


L’OLT.

Le sacre cronache de’ tempi andati
non ricordan l’attimo fatidico
che ci rese comuni per sempre
affanni e gioia ugualmente...
Glorioso sia il mattino
che celebrò le nostre nozze,
vecchio Olt! Con labbra sitibonde
baciamo l’onda tua canuta.

Rinchiusi nella tua rocca acquea
dormon tutti i nostri canti
e ferve l’ascoso dolore
dei sogni infranti.
Tu intrecci in arcobaleni
il tesoro delle nostre lagrime,
e la più preziosa rena tu porti
al guado del Danubio azzurro.

Al tuo seno vengono, al tramonto,
timide le pure fanciulle,
ed al mattino vengono le spose
colle gonne ripiegate alla cintura.
E vengono i pastori dal bianco mantello
raccontando colla zampogna il nostro dolore,
e vengon canti e lagrime, quanti
non può trasportare il flutto errante...

Viandante tormentato da molti pensieri,
tu ci lasci indietro a malincuore,
ed abbracciando le nostre pianure
spesso ti volti indietro.
Così calmo ti rende la natura
perchè l’onda pensosa ti porta:
ti porta il dolore di un popolo che attende
da molto un meritato giorno di festa.