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Capitolo I.


LETTERATURA POPOLARE


Allo stesso modo come è ormai dimostrato che alcuni strambotti siciliani moderni contenenti allusioni a fatti storici antichissimi ci conservano sostanzialmente i più antichi documenti poetici della letteratura italiana; è da ritenersi che anche la più antica letteratura romena non dovesse differir molto da quella popolare contemporanea. Sottoposta anch’essa, come la più antica letteratura scritta, ad influssi letterarii slavi e bizantini, ciò non ostante essa rappresenta — coi delicati ricami, i magnifici tappeti, le armoniose e ricche sculture in legno, le note appassionate e boscherecce della «doina»; l’anima del popolo che le dette i natali e perciò l’espressione più pura della razza: la «vera» letteratura romena, cui si riannoderà più tardi il movimento etnico-letterario del «Semănătorul» (Il Seminatore) promosso dal Iorga nella rivista dal medesimo titolo e si riannoda anche oggi la corrente più sana della letteratura contemporanea. Riteniamo perciò necessario incominciare questa rapida esposizione della letteratura romena dalla poesia popolare anche per ragioni cronologiche, in quanto una letteratura popolare, sostanzialmente identica all’attuale, dovè esistere in Romania assai prima del secolo XV, quando cominciano ad apparire i primi documenti di letteratura colta.

Lo stesso nome di «Cântece bătrânești» («Canti degli antenati») mostra come il popolo romeno sia cosciente dell’antichità della sua poesia popolare narrativa. Si tratta di canti che ci raccontano (in una forma melodica particolare) antiche leggende intorno ai Voivodi romeni, storici o leggendari, lotte contro i Tartari o i Turchi ovvero tra pastori romeni di diverse regioni, e soprattutto le gesta di quei simpatici e generosi briganti, vendicatori dei soprusi fatti al popolo dai «boieri» (signori) o dai «ciò-