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pregnato di cultura classica che persino il suo periodare rumeno se ne risente. Si legga il seguente ritratto di Alexandru Voda Lăpușneanu e si neghi, se si crederà possibile, la somiglianza colla prosa, specie parenetica, dei nostri cinquecentisti: „El cumuș era blând și cucernic de o-dată tutulor Alexandru Vodă, areta direptate. De carte nu era prost, la calărie sprinten, cu sulità la halca nu lèsne avea protivnic; a sàgeta cu arcul nu putea fi mal bine. Iară ce era mai de trebă domniei, lipsia: că nu cerea la sfat bătrânii” 1. Con ciò non intendiamo — Dio ce ne guardi! — obbligare nessuno a ritenere assodato l’influsso potuto esercitare dai nostri prosatori volgari del quattro e del cinquecento sul periodo e lo stile di Miron Costin 2 Potrebbe anzi darsi be-

    di un umanista riconoscente a’ suoi benefattori non è, dopo tutto, troppo frequente, onde tanto maggior simpatia c’ispira il nostro Callimaco che alla povera ostessa, dalla quale fu amorevolmente ospitato, consacrò più di due terzi de’ suoi numerosi epigrammi, cantandola coi più teneri nomi e le più squisite eleganze. Cfr. G. Voigt, Die Wiederbelebung des classischen Alterthum, Berlin, 1859, pp. 481 sgg.: Schcinbare Reaction anter Paulus II, e G. Uzzieli, Francesco Bonaccorsi da S. Gemignano in Misc. Storica della Valdelsa, 1898, p. 33. Si veda anche l’opera un po’ farraginosa, ma ricchissima di documenti e di notizie di Vladimiro Zaboughin, Giulio Pomponio Leto, Roma, Vita Letteraria e Grottaferrata, Tip. italo-orientate, Vol. I e II, passim.

  1. Miron Costin, Opere complecte după manuscripte cu variante și note... tiparite sub auspiciile Academiei Române de Gb. A. Urechia, Bucuresti, 1888, II, p. 337.
  2. Anche un suo epigramma (op. cit., II, p. 509) al Prea Sfintitului Parinte Dosoftei proin Mitropolit Suceawschi:

    Cine-și face,
    zid de pace,
      turnuri de frăție,
    Duce viață
    fară grèță
      întrânsa bogăție.
        s. c. l.

    ricorda, se non in altro nel metro, le poesie del Chiabrera: Se bel rio, se bell’auretta e Del mio sol son ricciutegli; nè possiamo fare a meno di veder l’influsso di quei distici latini che nelle opere storiche e parenetiche del Rinascimento si solevan porre sotto stemmi e ritratti d’illustri personaggi nell’epigramma intitolalo Niamul țerei (op. cit. II, p. 510) in cui, con uno stile da leggi delle XII tavole, Miron Costin insiste sull’origine latina del suo popolo:

    Nèmul tèrei Moldovei de unde derèză
    Din tèra Italiei tot omul sa crèză.