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giunto che, pur dopo fallito il tentativo di Heliade, la Francesca del Pellico e il Caio Gracco del Monti, trovarono rispettivamente i loro traduttori nei signori Simeon Marcovici (1846) e Virgiliu Popescu (1852), ne avremo abbastanza per conchiudere, che, eccezion fatta del solo Arminio del Pindemonte, del quale pure ho l’impressione d’aver letto non so più dove1 un ricordo, le tragedie comprese nel volume francese furon tutte, un po’ prima o un po’ dopo, conosciute in Rumania; sicchè, non potendo attribuire al caso, che proprio quelle fra tante abbiali goduto di un tal privilegio, non credo punto arrischiato il concluderne, che, in tutta questa faccenda, il volume del Trognon debba esserci entrato in qualche modo.

Ma torniamo all’Alfieri, dal quale non ci siamo allontanati che in apparenza.

Da quanto apprendiamo dal citato appello di Pleliade, il volume (o forse i volumi) che avrebbero dovuto contenere la traduzione del teatro2 alfieriano, non trovan posto fra quelli che sarebbero dovuti uscire nel primo anno di vita della Biblioteca. D’altronde, quando già i volenterosi compagni di Heliade si erano messi al lavoro, si era impiantata un’officina tipografica con 10 torchi e più di 2000 tipi e s’erano già stampati circa 2000 esemplari di traduzioni da Omero, Dante, Erodoto, Guizot, Chateaubriand, Georges Sand; scoppiò la rivoluzione del 9 giugno 1847, cui tenne dietro una feroce reazione, durante la quale l’ira, non dei boieri (che erano in genere favorevoli al progresso e alla rigenerazione del paese), ma dei ciocoii (parvenus) si scagliò contro quella povera tipografia, sorta quasi per miracolo dall’entusiasmo di pochi spiriti progrediti e amanti della patria, e la Bibliotheca Universală rimase non più che un nobile tentativo. „Per circa due anni” — ci fa sapere Heliade3 — „tutti i salumai,



  1. Forse nella Istoria lit. romînesci în secolul al XIX-lea del Iorga, ma non mi è riuscito di pescarcelo più.
  2. Dico teatro, perchè il trovar nell’elenco il nome dell’Alfieri senza alcuna indicazione delle tragedie prescelte, lascia supporre che Heliade intendesse accoglierle o tutte o in gran parte nella sua Bibliotheca. Anche il titolo della traduzione di Aristia, Din operile lui Alfieri lascia supporre che non intendesse limitarsi solo al Saul e alla Virginia.
  3. Cfr. Curier de Ambe Sexe, V, pp. 248-49: „Băcani, spițeri, lipscani, peste doi anni își vendimi maria învèlită în foi de Homeru, Herodot, Dante, Molière Lord Byron etc.”