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boiero di Fălticeni (Vasile Florescu) che desidera da Mons. Antonio Sardi un vocabolario per certe sue traduzioni dal francese in italiano e viceversa, che ce lo mostrano seriamente applicato allo studio delle due lingue. Da una lettera del Sardi pubblicata dal Iorga nel vol. „que vos hallaredes que se escribe”1 de’ suoi Acte și documente privitoare la Istoria Românilor risulta come il buon vescovo si affrettasse a compiacere il giovine „boiero”, e, invece d’uno, gli mandasse due vocabolarii.2 Disgrazia-

  1. Mi sia permesso rimediar con questa barzelletta cervantina alla storditaggine che mi ha fatto dimenticare il numero del vol. degli Acte și fragmente del Iorga. Nella „selva selvaggia” delle centinaia di documenti compresi nei 20 e più volumi non mi è riuscito pescarvela più.
  2. Di una grammatica rumena composta dal P. Francesco Antonio Minotto intorno al 1775 ci dà notizia il Prof. I. Bianu in uno studio su Vito Piluziu che avremo in seguito occasione di ricordare, pubblicato in Columna lui Traian del 1883. A p. 144— 45 leggiamo: „I missionarii cattolici, dovunque s’istallassero, avevano come lor primo pensiero quello d’impadronirsi delle lingua del paese, giacchè solo così la loro propaganda poteva riescir efficace ed alcuni compilavano anzi grammatiche e dizionarii per facilitare ai successori l’adempimento della loro missione. Lo stesso han fatto senz’alcun dubbio anche da noi e forse delle ricerche minuziose nell’archivio vaticano e nelle biblioteche prelatizie romane ci potrebbero dar dei testi rumeni più antichi di quelli che possediamo finora. Intanto ecco come scrive un missionario del secolo passato intorno al modo come ha appreso il rumeno. Il Padre Francescantonio Minotto dei Minori Conventuali scrive infatti in data del 23 maggio 1775 a Mons. Stefano Borgia Segretario di Propaganda Fide: „lo mai creduto avrei di aver potuto sì sollecitamente imparare questa mista e bigola lingua che è veramente curiosa, ed acciò ancor Lei nelle ore oziose possa un po’ ridere, gli spedirò la Grammatica manoscritta, quando l’avrò terminata di copiare. Tengo ancora un libro stampato in lingua Moldavica por V. S. III-ma e R-ma, nè so trasmetterglielo, perchè quivi la posta assai costa, ed a tal oggetto scrivo in pocha carta che so mi compatirà...” Il medesimo missionario continua nella via in cui questa lettere ci mostra si fosse messo, e due anni dopo, scrive al medesimo Mons. Borgia in data di Sabvano in Moldavia 10 ottobre 1777: „Vado componendo un dicionario in lingua Moldava e compito lo spedirò a V. S. III-ma e R-ma come pure un catechismo in sudetta lingua.” (Dossario Moldavia dell’Arch. di Prop. Fide, vol. 5). „È probabilissimo”, aggiunge il Bianu, „che il missionario abbia mantenuta la promessa fatta al suo superiore... e sarebbe prezioso per noi il poter rintracciare i lavori del padre Minotto, che potrebbero interessare non poco i nostri studiosi di filologia. La sua Grammatica sarebbe infatti anteriore di 15 anni alla più antica conosciuta finora (di S. Klain de Szad pubblicata a Vienna il 1780) e presenterebbe un particolar interesse, essendo stata composta senza alcuna particolare tendenza filologica. Una seria ricerca nelle biblioteche di Roma potrebbe condurre alla scoperta di questi due manoscritti.”