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in abissinia 1867-1868 9

senza la risposta della regina, ed ordinò che il console fosse trattenuto in ostaggio sino a quando la risposta non fosse arrivata.

A rendere Teodoro così permaloso concorrevano, pur troppo, altri avvenimenti; giacchè i nemici del re cominciavano allora a riaversi dalle disfatte subite ed alzavano già in alcuni punti lo stendardo della ribellione; fatto sta che la condotta di re Teodoro verso Cameron ed i missionari fu da quel momento una successione non interrotta di selvagge bizzarrie che non val la pena di citare; le difficoltà all’interno crescevano a dismisura, il nuovo impero s’andava sfasciando, ed il re, sospettoso ogni giorno più, si decideva finalmente nel 1864 a far incatenare Cameron ed i missionari ed a spedirli in Magdalà, fortezza sui confini dei Gallas.

Il governo inglese, avvertito della cosa, pensò di mandare ambasciatore al re certo sig. Rassam, armeno, ed il tenente Prideaux, dell’esercito delle Indie; ma Teodoro credè bene di incatenare anche questi, e di spedirli a Magdalà a tener compagnia agli altri.

L’Inghilterra protestò, ma inutilmente; ed alla fine, poichè ogni mezzo era riuscito vano, si decise nel 1867 per la guerra.

Re Teodoro, a quest’annunzio, dal centro dell’Abissinia, dove si trovava, pensò di accorrere col suo esercito in aiuto di Magdalà, contro cui suppose subito che sarebbero stati diretti gli sforzi delle truppe inglesi; ma, circondato da ribelli, esausto di mezzi, ridotto a far trascinare a braccia d’uomo i suoi pesanti cannoni, ed obbligato ogni giorno a costruire la strada che doveva percorrere l’indomani, il re non poteva giungere a Magdalà se non dopo tre o quattro mesi di marcie non interrotte. Gli inglesi pensarono dunque di affrettare i preparativi di guerra, nella speranza di arrivare a Magdalà prima del re.

II.

Scelta dell’itinerario.

Le strade che si offrivano al corpo di spedizione erano tre principali, ugualmente note come percorse già da viaggiatori o da carovane.