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Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/94

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cini.1 Le scheggie di sapino sono i loro lumi di notte: Anno delle lucerne, in cui in vece di oglio ardono il burro, ma queste si riservano per gli Ospiti, e per gli ammalati specialmente. Quando poi dice il Fortis, che il fumo del sapino contribuisce molto a render neri i mostacci de’ Morlacchi2 esso probabilmente vuol far ridere i Leggitori a spese altrui, altrimenti ragionerebbe, come chi dicesse, che la biacca contribuisce molto a render bianco un Moro. È vero, che i leggiadri visi di quelle femmine, che s’imbellettano, ponendovi su la biacca, diventan bianchi, ma un pocolino di acqua li riduce allo stato di prima. I Morlacchi, purchè sieno sani, non si alleggeriscono mai delle immondizie del loro ventre ne’ proprj tugurj, cheche talora infetti delle feci de’ loro animali. Il Fortis dice, che anche i moribondi sono portati fuori per far all’aperto questa funzione, ma ciò si lascia dire, e credere, a lui solo, che si lasciò persuadere, che chi bruttasse le ca-

  1. Ovidio ci lasciò scritto, che anche a’ suoi tempi le Morlacche usavano portar acque sul capo
    Femmina pro lana cerealia munera frangit
    Impositoque gravem vertice portat aquam.
    I doni di Cerere, che dice Ovidio, che adopravano le Morlacche in vece di lana, era una specie di ciambella fatta di paglia, e posta sopra il capo, per portar con minor aggravio il peso dell’acque. Ma l’asserzione di Ovidio della paglia in vece di lana, sembra provarci, che le serve Romane adoperassero le ciambelle di lana sul capo, per portar l’acqua come usano le Morlacche a’ giorni nostri.
  2. Fort. Vol. I. p. 86.