Pagina:Osservazioni progetti e consigli risguardanti l agricoltura 1839.djvu/11

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pensava neppure che fosse possibile fare meglio o di più. Sarebbe stato pensar male de’ buoni vecchi; i quali, essendo buoni, dovevano anche sapere e fare tutto in eccellenza.

I ricchi possidenti di terreni erano intenti a tutt’altro che al lavoro delle campagne. Alcuni di essi ignoravano dove i proprii fondi un poco lontani fossero situati. I loro affittuali e coloni ricevevano documenti nelle scritture, dette di Locazione, che i padroni non leggevano, ed essi non sapevano leggere. Se qualche Signore faceva eseguire un’opera agraria, la spesa era grande, e l’opera si faceva male, perchè gli operai erano inabili; e male o ben fatta, si trascurava direi quasi dai più. Per ciò era divenuta massima generale che al ricco non torna a conto lavorare a sue spese la campagna. Si potea dire, e dicevasi, qual che ne fosse poi la cagione, che i terreni più male coltivati erano in generale quelli de’ ricchi.

Molti fra gli Ecclesiastici lasciavano anch’essi in abbandono i fondi spettanti ai loro benefizii o per indolenza, o per timore di spendere, o per ignoranza, di un’arte la quale, a fine di porgere esempi di operosità, di promuovere il benessere nel popolo, e con ciò scemare i disordini causati dalla povertà, esser dovrebbe la più ricercata e cara ricreazione del Sacerdote.