Pagina:Osservazioni sullo stato attuale dell'Italia.djvu/63

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e la importanza. — I più giovani rampolli delle nobili famiglie italiane erano in gran parte scritti nei ruoli della Giovane Italia; ma, siccome accader doveva, essi erano alieni da quelle esagerazioni che esercitano una irresistibile azione sulle immaginazioni non assistite da un’intelligenza coltivata. — Questi membri del nostro patriziato e della Giovane Italia ad un tempo erano come l’anello che univa quelle due frazioni dei liberali italiani. — Il loro concorso però non era dubbio in tutto ciò che i loro congiunti volessero intraprendere in favore della patria. — Da un capo all’altro della nostra penisola si sognava un sogno solo: l’indipendenza e la libertà.

Dal 31 al 48 si erano tentate molte insurrezioni, parziali e popolari, alle quali avevano cooperato varii dei giovani discendenti delle nostre più nobili famiglie. — Tutte queste insurrezioni, figlie di congiure ordite all’estero dai nostri profughi, il cui capo era sempre Giuseppe Mazzini, avevano avuto il più infelice successo, e il sangue dei nostri patrioti aveva cosperso tutti i patiboli d’Italia. — I primi rivi versati avevano accresciuto l’ira dei popoli contro i principi, e reso più che mai inaccessibile l’abisso che divideva questi da quelli. — Ma passo passo la disperata natura di quei tentativi apparve ai cospiratori ed agli insorgenti, e il buon senso degli Italiani insegnò loro che persistendo su quella via essi servivano le inique mire dei loro padroni, camminando ad una completa ed assoluta distruzione, che lascerebbe quelli nell’incontestato esercizio del loro odiato potere. — Era necessario trovare altri mezzi, altre vie, era necessario giungere allo scopo.

In quel frattempo i liberali che accostavano le Corti, si sforzavano di eccitare nel cuore dei principi una generosa ambizione, che trovasse alimento nell’operare o per lo meno nel contribuire al risorgimento ed alla esaltazione della comune patria. — Si diceva ad essi: che cosa è un trono di secondo o di terzo ordine mantenuto colla forza straniera, e sul quale siete costretti ad obbedire i comandi di chi dispone di quella forza, a fronte della gloria di essere veramente il liberatore, il salvatore, il padre insomma della vostra patria? — Se bene vi riflettete vi sentirete preso dalla nobile ambizione di abdicare una corona che non portate se non a prezzo dell’onore del paese, e non consentirete a conservarla, a riprenderla, se non quando vi sarà presentata dagli Italiani rinati alla indi-