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APPUNTI DI RELATIVITÀ 53

Tre anni dopo, il 21 settembre 1908, all’80° Congresso dei Fisici Tedeschi a Colonia, l’esimio professore annunciava che avrebbe esposto nuove idee:

“..nate dal suolo della fisica sperimentale..” .

Infatti non poteva ignorare l’enorme lavoro sperimentale fatto nei tre secoli precedenti. La sua presentazione si concludeva con queste parole:
“...è il vero nucleo di una immagine elettromagnetica dell’Universo, che, scoperta da Lorentz, e ulteriormente rivelata da Einstein, è ora aperta alla piena luce del giorno”.

Attribuendo la scoperta al fisico olandese H. A. Lorentz, riservava a se stesso il merito del suo pieno e definitivo sviluppo. Vi sono due sole possibilità: non aveva capito affatto il contenuto nuovissimo e rivoluzionario della teoria di Einstein, o era completamente in malafede. Lorentz aveva dedotto le trasformazioni basandosi sul vecchio modello di propagazione della luce attraverso l’etere, Einstein aveva dato una interpretazione rivoluzionaria delle misure di spazio e di tempo che sconvolgeva per sempre gli stessi fondamenti della Fisica. Le nuove idee erano sintesi di trecento anni di ricerche sperimentali e di studi teorici, ma Minkowski sostenne che si poteva arrivare a questo risultato seguendo:

“..una linea di pensiero puramente matematica..”.

È certo che Minkowski metteva la Matematica al primo posto fra tutte le Scienze, infatti aggiunse che la teoria della Relatività:
“...avrebbe potuto essere uno straordinario trionfo della pura matematica... sebbene ormai abbia solo la soddisfazione di chi ha previsto i fatti dopo che sono avvenuti”.
Apprezziamo l’autoironia, ma notiamo sopratutto il grande rammarico per il mancato trionfo. È certissimo che dalla “pura Matematica” non si deducono leggi fondamentali della Fisica, Minkowski forse pensava che le trasformazioni di Lorentz fossero semplici espressioni matematiche? Queste leggi fisiche erano note da diversi anni, Minkowski avrebbe potuto formulare la sua teoria ben prima di conoscere quella di Einstein.