Pagina:Otello - La tempesta - Arminio e Dorotea, Maffei, 1869.djvu/336

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322 la tempesta.

Son del nostro cervello, affè lo Stato
Vacilla.

                       stefano.
                   Mostro, servo mio, tracanna
Quand’io te lo comando. Entrati gli occhi
Ti son quasi nel capo.

                       trinculo.
                                  E dove, in grazia,
Tu li vorresti? Un mostro assai bizzarro
Saria, se gli occhi nella coda avesse.

                       stefano.
Annegata nel vino è la favella
Del mostro mio. Che me lo stesso mare
Possa annegar, non credo. Io, ve lo giuro
Per la luce del di, varcai nuotando,
Pria di giungere a proda, un trentacinque
Leghe. Tu mi sarai locotenente
E signifero, o mostro.

                       trinculo.
                                     Un tentennino
Qual è mal porterebbe il gonfalone.
Meglio locotenente.

                       stefano.
                              Andar di trotto,
Ser mostro, non possiam.

                       trinculo.
                                        Neppur di passo,
Ma chiotti sulla terra a mo’ di cani
Sdrajatevi e tacete.