Pagina:Otto mesi nel Gran Ciacco. Viaggio lungo il fiume Vermiglio di Giovanni Pelleschi.pdf/159

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da corrientes alla frontiera 153

cadaveri di quelli morti in odore, anzi in sapore di cattivi, e i Toba e una parte dei Mattacchi invece i cadaveri di chiunque. Quest’ultima pratica si può spiegare col desiderio di realizzare il più presto possibile la condizione favorevole al morto, che cioè le sue carni sieno consunte acciò l’anima possa scendere sotterra tra le compagne.

Benchè non conoscano nè il fosforo, nè lo zolfo e neppure l’acciarino, non avrebbero qua nemmeno la pietra, pure accendono il fuoco quando vogliono. Già dissi come, cioè frullando rapidamente uno stecco sopra un altro posto a giacere, fino a che la polvere che ne esce, e che par di caffè tostato, non si accenda, allora vi soprappongono materiali molto combustibili, vi soffiano dentro e ne ottengono la fiamma, e poi l’incendio se vogliono. Uno almeno degli stecchi usati è di cilca, alberello fragrante, resinoso e poroso, che si trova abbondantemente sparso in tutta la Repubblica.

È costume dire che ogni Indiano fa tutto da sè: e se ne è tratto motivo a dedurne la lentezza e il ritardo nelle loro azioni. Eppure non è così. Benchè erranti, hanno nondimeno la divisione del lavoro: e fra loro havvi l’armaiolo, il canottiere, il fabbricatore di reti, il tessitore ecc.; questi vendono ai loro compagni ricevendo in cambio un altro oggetto. Hanno dunque i loro ufficii di arti e mestieri: ma in embrione si intende. Ed hanno anche le parole apposta per esprimerli; e son formate, presso i Mattacchi, dalla parola esprimente l’oggetto e da una particella esprimente la funzione. Di queste particelle hi (h nasale) indica possesso, deposito; guu indica fattura, fabbricante; kiá indica rimedio, cioè quegli che procura una cosa: per esempio pesce jach-sét, pescatore jach-sét-kiá; freccia túték, fabbricanti di freccie túték-guu, possessore di freccie túték-hi. E in virtù di queste stesse particelle, un baule e una gabbia la prima volta che li vedono li chiameranno, e li chiamano, imai-hi, cioè guarda-roba; huentié-hi, cioè guardauccelli.