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da corrientes alla frontiera 71


Per esempio, i Mattacchi non pronunziano la r; altri Indiani come i Mocoviti, la pronunziano con la gorgia alla francese; oltre a ciò non sanno unire la b alla d, e pronunziare per esempio Pablo (Paolo).

Le alterazioni che ne susseguono sono stranissime. Così, qua c’è un cacicche generale che si chiama Peiló. Io mi sforzavo di capire che volesse dire tale nome, perchè gli Indiani sogliono chiamarsi a una certa età con nomi di animali e di piante. Inoltre non ha molto sapore mattacco questo Peiló. Or bene, Peiló vuol dire Pedro (Pietro) ed è Pedro, nome datogli dai Cristiani chi sa quando e ripetuto dagli Indiani per farcelo riconoscere. Per questi stessi motivi Pablo essi lo direbbero Pailó; come per dire cabra, capra, dicono cailá, intendendo così di riprodurre genuino il nome straniero!

Lezione evidente a chi studia la parentela delle diverse lingue nella somiglianza apparente dei molti suoni e delle lettere scritte.

Tutto ciò che è caricare pesi, fare i toldi, far pentole, cucinare, tessere, cercar radici, è ufficio delle donne, a cui pure appartiene far le reti. La caccia, la pesca, il far armi, la battaglia, tocca agli uomini; melear, cioè cercar miele nei boschi, dove ce n’è moltissimo, e raccoglier le frutta, è uffizio comune. Io suppongo, che questa faccenda in comune avvenga pel motivo, che tali raccolte, dovendosi fare dentro il tempo determinato della loro maturità, vorranno perciò rendere utili a tempo tutte le braccia per accumularne in maggior quantità.

Per far le reti, fanno naturalmente avanti lo spago, che chiamano nignhiói; la materia tessile la ottengono da una bromeliacea che in chicciua si chiama ciguar, nome usato ora anche dai Cristiani, e in mattacco húié. Le foglie di cotesta pianta le pongono a macerare per un poco di tempo, poi con un guscio d’ostrica le pettinano. Fatta questa faccenda le pongono a seccare e imbiancare al sole, e infine ne arricciano il tiglio tenendo colla sinistra la mannella e colla destra frullandolo