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di Alfredo Panzini | 137 |
della gloria della Germania. Noi abbiamo creato una nostra civiltà, una nostra morale, che scomunica le altre morali. E combattiamo per difenderla. Non contro voi, latini! Non eravate, del resto, voi latini, con noi? Dalla Russia immensa, altra gente che noi reputiamo barbàrica, si concentra e minaccia. Noi difendiamo l’Europa!».
Viene in mente la risposta di Ghino di Taco ironicamente cortese all’abate di Clignì, caduto in un’imboscata: «Messere, voi siete venuto in parte dove dalia forza di Dio in fuori, di niente si teme per noi e dove le scomuniche e gli interdetti tutti sono scomunicati tutti».
Davvero riesce inconcepibile come un popolo, quale è il tedesco, il quale ha scritto volumi di psicologia, comincia sempre col bitte non possegga psicologia e buona grazia, o quella affabilitade che, come dice Dante, «fa noi bene convenire con gli altri».
Ma poi, dove è più questa nostra italica sapienza? Una cosa lontana, lontana. Pitagora? Ne parla il Vico, ma come di cosa lontana, anche ai suoi tempi.
E poi diciamo la verità: sino a ieri, chiunque di noi mostrava di nutrire vivaci sentimenti di amore per l’Italia e per l’antica sapienza italica, era considerato come un individuo in arretrato su la via del progresso.