Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/182

Da Wikisource.
176 Diario sentimentale

la lampada elettrica. Si muore per organizzare questa stùpida vita. È una cosa mostruosa. La Spagna, la Spagna! Divino paese! Il Borbone, Ferdinando II, re Bomba! Ecco il governo ideale!...

Povero e caro Gino, è stanco, è esausto del lungo viaggio. Poi tutte le nature nòbili sono così, di una eccitabilità estrema. Forse perciò è inutile possedere una natura nòbile.

Ora che è in Italia, ha sentito l’afflizione e l’ansia. Parla del babbo e della mamma con un affetto.... paterno.

In Ispagna, essendo straniero, nulla lo toccava: qui tutto lo tocca. — Ah sì, — continuava — non c’è che una soluzione: essere stranieri. Ma più ampiamente stranieri che andare in Ispagna! E sopratutto, non procreare! I preti! I preti di Spagna che fanno i corni, e sono come i corni dei toreros; non arrecano disonore.

Gino è andato via, verrà domani.

Spero di trovarlo più calmo, domani.

Allora mi è entrata nella stanza la memoria di quel prete passionista, lungo, vecchio, patito, polveroso, che incontrai per una ardente via di campagna, tanti anni fa. Non l’ho più dimenticato. A vederlo pareva Cristo staccato dalla croce, pareva il patimento in persona, con quella croce rossa cucita sulla gran gonna unta, nera, pesante.