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di Alfredo Panzini 193


guaggìo contro il mio bulgaro e contro l’ideale della vita bucòlica dei contadini bulgari: «Ah, no!» e si storce come un bimbo a cui si neghi il balocco preferito: la guerra! Piagnùcola: «Ma allora, senza guerra, non c’è più civiltà, non c’è più progresso...»

Ma sono così bellicosi gli ebrei russi? Viceversa tutti quegli ebrei russi, e ve ne sono parecchi qui al Politecnico, dimostrano una ben strana impassibilità per le sconfitte della Russia.

— Ma non è russo, lei?

Correggono: — Sùddito russo.

Confabulano fra loro: ho sorpreso fra loro sorrisi irònici. Sono strani! Uno di essi mi ha fatto un discorso di odio implacabile contro la Russia dello czar. Non avevo un’idea, in Italia, dell’odio sotto zero, odio gèlido.

Al tempo della guerra russo-giapponese, il Politecnico era pieno di ebrei russi disertori, insieme con le loro russe.

***

In via Dante s’è fermato il tram. Passavano i volontari. In fila di quattro: studenti, professionisti, qualcuno del popolo. Ho additato a Sibilla Aleramo, che era con me in tram: — Quello lì è Battisti, il deputato socialista di Trento.