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Pagina:Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu/72

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70 alfredo panzini


come fossero state le reliquie dei santi e dei martiri. E cosi scoprirono che la donna celebrata da Catullo con quel dolce nome di Lesbia, era Clodia, ed era sorella di quel famoso Clodio che ha tanta parte nella storia di Roma di quei tempi. E Catullo l’aveva chiamata Lesbia non perché lei fosse originaria della città di Mitilene, nella vezzosa isola di Lesbo ove nacque Saffo, o, perché cortigiana, avesse preso quel poetico nome di battaglia: ma perché Catullo se l’era imaginata cosi. Ella era romana della gran gente dei Claudii, e un suo antenato era stato quell’Appio Claudio il Cieco, censore e ideatore della prima delle grandi vie, della regina delle vie: quell’Appia via che porta ancora il nome di lui. Le pupille di quel grande cittadino di Roma erano spente e lei, quella sua nepote, possedette le più splendenti pupille che mai furono in Roma vedute.

Nel parlare di questa dama noi procederemo con prudenza e non con indifferenza perché abbiamo paura dei morti. Se essi ascoltano, si possono vendicare.

Si potrà dubitare se Lesbia fu Clodia, ma non mai dubitare che ella ebbe meravigliose pupille.

Oh, Lesbia che stai sotto terra, ti sentiamo ancora profumata per le parole del tuo poeta.