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118 il romanzo della guerra

Dopo un po’, si cade nella guerra. Eh! eh! Lui non crede alle crudeltà dei Germani. Esagerazioni! O almeno, finchè tutto non sarà debitamente provato, egli terrà sospeso il suo giudizio. È un seguace del metodo storico. Una cosa non esiste se manca la pièce justificative del documento — Tu sei francofilo, eh? — mi dice con un sorrisetto.

Macchè francofilo! Certo io non credevo di amarla tanto la Francia. Sono sempre en toilette i Francesi, anche quando scrivono! Ma oggi, oggi essi combattono e muoiono per tutti. Gesta Dei per Francos!

***

28 Settembre. Scrive l'Avanti: Il proletariato italiano con voce unanime risponde all’appello del partito socialista, cioè neutralità assoluta.

Esaminiamo freddamente: un po’ di crisi c’è nelle nostre democrazie: i massoni sono per la guerra; la tradizione garibaldina e repubblicana — piccola corrente, ma viva, di nobiltà italica — è per la guerra. Qualche socialista la rompe col monotono dogma proletariato e borghesia; guerra borghese, non ci riguarda. Volge l’occhio alla realtà terribile; osa scrivere queste parole: «È vero che la patria è tenera e prodiga a vantaggio di oligarchie parassitarie, ma è matrigna, dura, crudele con noi. Ma è anche assurdo pretendere di salire ai gradi superiori delle rivendicazioni sociali.