Pagina:Panzini - Il romanzo della guerra, Milano, Lombardo, 1914.djvu/74

Da Wikisource.
66 il romanzo della guerra

— Vorrei avere tutto il vino — gridai forte — che oggi berranno i preti per la gioia della Francia vinta! Io non credevo di amarla così la Francia. Avevo quasi piacere che quella sua insolente demagogia venisse punita. Glielo confesso! ma oggi!

Abbiamo parlato a lungo tutto il pomeriggio afoso, lento: ma il discorso moriva, si infrangeva stanco, contro la muraglia di bronzo della realtà. Alle quattro è giunto il Corriere ed il Secolo. Nulla di nuovo.

Di nuovo, l’enorme, silenziosa, inattesa avanzata russa. Una tragica battaglia è impegnata in Galizia.

— Vedremo domani.

— Ma ci crede lei ai Russi? La Germania li prenderà come passerotti.

Per prender sonno, la notte, ho dovuto pensare ad una sterminata avanzata russa: russi, leggendari tartari, cosacchi; con le spade curve mietono, recidono le terre dei Cimmeri, degli Sciti vomitano orde senza fine. La macchina di orologeria tedesca è paralizzata. Come se una testa di bimbo tedesco non fosse uguale a una testa di bimbo francese! Ah, Kaiser, Kaiser, come tu e il tuo Iddio rendono crudele il cuore dell’uomo!

***

Mi domanda un quieto vecchio savio signore: — Chissà oggi, da qui un anno, che cosa ci sarà?