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— Contessina — dissi — sinora ho creduto che i tacchi alla Louis Kenz rappresentassero la più alta espressione della moda, ma lei mi fa ricredere. Le sue scarpette sono i guanti grisperle delle sue incomparabili estremità.

Si ferma, mi guarda con quei suoi occhi, e dice:

— Sa che lei, Sconer, dice delle sciocchezze?

— Tutto può darsi, contessina.

Ho la sensazione del vuoto.

Mi tornano a mente le parole di Maioli: che Ghiselda è la più bella nave che sia stata varata nell’oceano femminile. Che io sia già trasportato nell’oceano? Ho paura e nel tempo stesso sento una gioia, una gioia che mi raddoppia la vita. Dio mio, che sia il bacillo dell’amore di cui parla il dottor Pertusius? Salvami, dottor Pertusius! No, lasciami morire. È così dolce morire così. L’universo mi guarda attraverso gli occhi di lei; la sua capellatura d’oro mi soffoca. Calmiamoci, Ginetto Sconer. Dissi allora:

— Io non dimenticherò mai, contessina, questo giorno inaugurale.

— Perchè, signor Sconer?

— E me lo domanda? Essere servito a tavola da lei! Mi permetta che noti questa data memorabile: quindici giugno! Essa farà da contrappeso ad altra data infelice.


Panzini. Io cerco moglie! 15