Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/137

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essere, mi sembrava come uno scherno ultimo e il più atroce. «Ma va, corri innanzi, insegui le farfalle, abbaia alla gente; al sole, alla luna!» io le diceva, ed essa invece a seguirmi o a precedermi di pochi passi, ed ogni tanto voltarsi, fissarmi. Che angoscia era per me anche quell’affetto!

Sta fisso nella memoria un giorno della metà del mese di luglio.

Io camminavo per quella via e Patirai, l'indivisibile amica, veniva dietro di me. La campagna era silenziosa e poche vele segnavano l’azzurro del golfo. E dopo lungo andare, si udì dietro di me un rumore di sonagliere. Tre cavalli spinti al galoppo dal postiglione che faceva schioccare la frusta, venivano avanti rapidamente trainando un landau fra un nugolo di polvere. Mi feci da un lato per lasciar passare. Passarono rapidi come una carica di cavalleria, ma ciò che vidi non scomparve dalla vista.